Olivia Harrison ospite di Fabio Fazio a "Che Tempo Che Fa".

Olivia Harrison è stata  intervistata da Fabio Fazio ieri sera nella trasmissione "Che Tempo Fa" dove ha parlato della prossima uscita nei cinema del film dedicato a George  "Living In The Material World". Vi ricordo che il film sarà nei cinema solo il 19 aprile. Regista del film il grande Martin Scorsese, con moltissimo materiale inedito messo a disposizione dalla stessa Olivia. 

Da lastampa.it:
Quante volte avrà sentito My Sweet Lord nella sua vita Olivia Harrison? Tre milioni? Eppure, quando sul grande schermo dello studio Rai TV3 di corso Sempione da dovevainonda Chetempochefa appare suo marito George che la canta, Olivia si mette a battere il tempo con il piede, infilato in una scarpa grigia a tacco alto. Unica nota civettuola per questa minuta signora bruna, nata in Messico, cognome da ragazza Trinidad Arias, 64 anni fra due mesi. L’anti Yoko Ono se mai ce n’è stata una, cioè soave e con una gran voglia di passare inosservata, vestita di scuro e con la voce che è un sussurro. In Italia per presentare Living in The Material World , il documentario di Martin Scorsese su George di cui è coproduttrice, Olivia è rimasta in Rai il tempo strettamente necessario all’intervista. Un caffè, nemmeno uno dei salatini che le avevano fatto trovare in camerino, un saluto particolare al commosso Fabio Fazio, autodefinitosi «beatleasiano totale», nemmeno una parola con l’altro ospite Luciano Ligabue: non per cattiva volontà, è che si sono incrociati solo di striscio. A Milano, voleva almeno vedere l’Ultima Cena. Non c’era posto neanche per la vedova di un Beatle.

Racconta di aver scelto Scorsese «perché avevano un amico in comune» e perché aveva trovato il suo documentario su Bob Dylan, No Direction Home , «meraviglioso». Dice che, quando si sono conosciuti, nel 1974, a gruppo già sciolto, ha fatto in fretta a distinguere il ragazzo di cui si stava innamorando dall’idea di George il Beatle, «e non è che dei Beatles parlassimo tanto». Aggiunge che suo marito era dei Pesci, dunque doppio, di solito amorevole ma qualche volta arrabbiato, «però sempre nel circolo della vita. Un uomo complesso, con pensieri profondi, comunque divertente e interessato alla vita. Diceva che tutti devono crescere e imparare». Il suo, di tirocinio, era stato quanto di più incredibile si potesse immaginare, una corsa in ottovolante nel cuore e nella testa della gente, una popolarità insuperata nella storia del mondo, ben prima di compiere i trent’anni. Poi la necessità di ri-nascere, l’India, il sitar di Ravi Shankar, la meditazione. La preparazione a lasciare il proprio corpo come unico significato dell’esistenza. E anche se Olivia non ne parla, questa donnina esile è pur sempre quella che gli salvò la vita, quando nel 1999 vennero aggrediti nellalorodimoradiFriarParkeleidisarmò il pazzo con il coltello scagliandogli addosso una lampada. Dopo quella di John Lennon, la morte violenta di un altro Beatle venne scongiurata. Anche se a George rimaneva poco tempo, per colpa del tumore.

Le chiedono se George avesse mai fantasticato di scapparsene definitivamente in India e lei ammette che «sì, certo che ci aveva pensato, ma aveva anche i piedi per terra». Conferma: è vero, Dhani, il loro unico figlio, fino a sette anni credeva che papà facesse il giardiniere, visto che curava le piante di Friar Park anche per dieci ore al giorno. Guarda Paul che racconta di Harrison in sala di registrazione, «Brian Epstein ci diceva che era ora di un altro disco, io e John scrivevamo una canzone al giorno, arrivavamo in studio e le facevamo sentire per la prima volta a George e a Ringo». Parte And I Love Her e il piedino di Olivia ricominciaabattereiltempo.Comesetutti questi anni non fossero passati.

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