All’asta l’audizione (stroncata) dei Beatles



Può un produttore discografico, nella Londra dei primi anni ‘60, ascoltare Paul McCartney, John Lennon, George Harrison e Pete Best (cui sarebbe subentrato, alla batteria, Ringo Starr) e tuonare contrariato che «i gruppi con le chitarre sono al tramonto», chiudendo ai quattro di Liverpool la porta sul muso e lasciando che a ripescarli, a capirli, infine ingaggiali, fossero i dirigenti di un’altra etichetta, la Emi?
Risposta esatta: può.
E hai voglia, poi, a tentare di correggere il tiro – lo stesso produttore, Dick Rowe, provinò anche i Rolling Stones e la spuntò mettendoli a contratto, proprio loro, gli scomodi dirimpettai del gruppo britpop nascente col nome di “Silver Beatles” – quando la Fabs-frittata è fatta: quel tuo errore di valutazione ti costerà nottetempo la nomea di chi ha compiuto lo sbaglio più grosso, più grossolano, della storia della musica contemporanea.

Viceversa, i brani suonati quel giorno, nel capodanno del 1962, sotto la direzione artistica del manager Brian Epstein, dalle mani di coloro che il mondo avrebbe conosciuto come il gruppo di maggior successo, avranno in sorte un ritorno in auge – a 50 anni dall’incisione - come lotto quotatissimo: il nastro dell’audizione dei Beatles, difatti, sarà rispolverato martedì 27 novembre alThe Fame Bureau di Londra (una casa d’aste specializzata in pezzi pop-memorabilia), per essere battuto con un prezzo di partenza pari a 33.000 euro e una garanzia di non riproducibilità del prodotto (che per questioni di diritto d’autore non potrà più essere dato alle stampe).

Al suo interno, oltre a dieci delle quindici canzoni suonate dai Beatles nel giorno dello “sbarramento”, ci sono una tracklist scritta a mano e un bianconero dei quattro. E la cifra che si spera di tagliare (assieme alla vendita di una chitarra suonata da Jimi Hendrix in un live californiano del 1967) spazia fra i 192.500 e i 288.700 dollari.
Cantavano Lennon e McCartney in She’s Leaving Home: “Fun is the only thing money can’t buy”.

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