Foto dei Beatles in mostra a Dubai.
Le foto della collezione, furono scattate all'inizio della carriera dei Fab Four da Berriff, oggi 65 anni, noto documentarista della Bbc.
Paul Berriff |
Ecco cosa raccontò Berriff qualche mese dopo il ritrovamento delle foto.
Da http://blog.panorama.it/culturaesocieta/2010/05/25/quattro-ragazzi-qualunque-diventati-poi-i-beatles/
«Ero in tour con i Beatles nei giorni che hanno cambiato per sempre le loro vite. E la storia della musica»
Ha la voce incrinata dall’emozione Paul Berriff, 63 anni, oggi documentarista della Bbc, mentre riaffiorano i ricordi di quei giorni gloriosi a cavallo tra il 1963 e il 1964.
Quando aveva 16 anni e sognava di diventare il migliore fotoreporter dello Yorkshire.
«Di quelli che beccano i rapinatori mentre fuggono dalla banca con il bottino tra le mani»
E invece no, ecco com’è andata: «Il caporedattore di un quotidiano locale mi ordina di stare incollato a quattro tizi che suonano una musica assordante con le chitarre elettriche. “La chiamano pop music, ma non so che cosa sia” disse schifato»
È così che Berriff si ritrova alle 5 di pomeriggio del 2 novembre 1963 fra le mura gelide del City Hall Theatre di Sheffield.
«All’improvviso vedo quattro ragazzi con i capelli sugli occhi, le giacche e i pantaloni stazzonati, che entrano a passo svelto. Hanno le guance rosse e le mani viola. Nessuna guardia del corpo o manager al seguito. Solo due poliziotti locali che fisicamente ricordavano molto Stanlio e Ollio.
“Tranquillo, adesso ci cambiamo per le foto. Abbiamo dormito sul nostro furgone. Che non è comodo e non ha nemmeno il riscaldamento” si affretta a spiegare John Lennon»
Quelle foto realizzate a Sheffield e in vari teatri dello York-shire, riemersero, dopo 47 anni.
«Sapevo di avere alcune pellicole mai sviluppate. Le ho ritrovate qualche settimana fa in una soffitta dopo anni di ricerche. Ma torniamo a Sheffield: dopo mezz’ora di attesa, George Harrison mi fa cenno di raggiungerli nei camerini. Si sono cambiati giacca e pantaloni, però non le scarpe infangate.
“Questo è l’unico paio bello che abbiamo” confessa Paul McCartney, mentre rovista nelle tasche alla ricerca di una sigaretta. Alle sue spalle, Ringo e George hanno iniziato una battaglia a colpi di popcorn. In 10 secondi il camerino è un tripudio di fiocchi di mais che si infilano dappertutto, anche tra i capelli di John»
Dettagli straordinari: mentre nel mondo scoppiava la beatlesmania, John, Paul, Ringo e George si muovevano lungo la Gran Bretagna come una band di esordienti che non si prende sul serio.
«S’immagini la scena: un fotografo sedicenne e brufoloso che impone pose ai Fab four: ragazzi, adesso fate il trenino, Paul, smettila di ridere, John, tirati via i capelli dagli occhi, George, accenditi una sigaretta! Non avevano un vero press agent e nemmeno qualcuno che organizzasse sul serio i loro spostamenti»
Persino le prove prima degli spettacoli erano totalmente improvvisate e casuali.
«Il giorno dopo Sheffield, a Leeds, decidono di sperimentare una nuova canzone: I want to hold your hand. In sala ci siamo solo io e la mia fidanzata. Loro suonano e scherzano, scolandosi decine di bottigliette di Coca-Cola.
L’approccio alle voci e ai cori è maniacale. L’obiettivo è la perfezione delle armonie. Ma, sul più bello, irrompono in teatro 10 infermiere in camice bianco: “Ci hanno chiamato per i Beatles”. E John: “Scusate ragazze, ma proprio non amo farmi misurare la temperatura”»
In realtà erano lì per i fan, o per meglio dire le fan.
«A Leeds, in sala, non c’erano uomini. Solo donne, silenziosissime fino a 10 secondi prima dell’inizio dello show. Poi scoppiava il delirio. Stando seduti a metà sala, era impossibile percepire anche una sola nota.
L’audio era fatto di urla isteriche, pianti e tonfi di fanciulle che crollavano svenute tutt’intorno.
Alla fine dello spettacolo George mi chiede: “Com’è venuta I want to hold your hand?”. E io: ottimo il labiale. Complimenti»
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