Intervista a Marco Crescenzi, uno degli autori del libro "BEATLES 50".
Beatles 50 racconta una vera e propria storia attraverso le immagini?
Un libro che non vuole essere un “trattato sui Beatles” ma un volume che racconti la storia del quartetto per immagini attraverso quelle che furono le loro caratteristiche particolari, anche “extra musicali”. Se incontri una persona per strada e gli chiedi “cosa sai dei Beatles?” quasi sicuramente oltre che delle canzoni ti parlerà delle pettinature, degli stivaletti, dei vestiti o, se è particolarmente ferrato, ti citerà il basso hofner usato da Paul. I Beatles oltre che “rivoluzionari” per la musica lo sono stati anche per il look.
È stato difficile il lavoro di ricerca e d'archivio che avete fatto?
Il lavoro è stato lungo più che difficile, una sorta di caccia al tesoro fotografica, tanti archivi possiedono scatti dei quali addirittura ignorano l’esistenza o che non ritengono importanti mentre, ad un occhio esperto, risultano essere fondamentali per ricostruire “pezzi di storia” dei Beatles in quanto mostrano particolari che sfuggono ai più.
Come è iniziata la passione per i Beatles?
E’ iniziata a undici anni quando un compagno di scuola portò in classe un libro sui Beatles del fratello più grande, mi incuriosì e comprai il primo disco (a dire il vero la prima audiocassetta “yellow submarine”) ne rimasi affascinato e da li iniziò tutto. Possiedo ancora questa musicassetta, un mio amico insiste da anni, vuole incorniciarla perché sostiene che equivale al primo cent di Paperon de Paperoni)
Dopo tutti questi anni si può ancora parlare di “beatlesmania” per alcuni fan?
Direi di si, i fans del Beatles sono “monogami” amano per tutta la vita e in maniera assoluto, il fatto poi che sotto la definizione fans oggi troviamo dal settentenne al dodicenne la dice lunga su quanto i Beatles abbiano saputo essere “trasversali”
Un libro come Beatles 50 a quale tipologia di pubblico si rivolge?
A tutti gli appassionati dei Beatles, una raccolta di foto che, speriamo, allieterà l’occhio sia del fan più “tecnico” sia il fan che ama “bearsi” dell’immagine dei suoi beaniamini, non abbiamo voluto scrivere l’ennesimo libro che svela la “verità assoluta” sui Beatles ma qualcosa che sia piacevole da sfogliare.
La passione per i Beatles coinvolge anche le generazioni più giovani?
Farò un esempio che vale più di mille parole, a Bologna nel 2011 durante il concerto Paul McCartney, tra gli altri, ha invitato sul palco una bambina che non avrà avuto più di 10/12 anni ed era la più emozionata di tutti.
Un grazie all'amico Marco Crescenzi per la sua proverbiale disponibilità.
Vi ricordo che venerdì 29 novembre alle ore 18 presso la libreria Feltrinelli di viale Libia a Roma, ci sarà la presentazione del libro "Beatles 50". Interverranno gli autori Alberto Durazzi e Marco Crescenzi e Gary Stewart Hurst, colui che fu l'inventore di molti dei suoni dei Beatles. Al seguito del gruppo come tecnico degli amplificatori VOX, Hurst permise ai Fab Four di introdurre nei loro dischi la distorsione del suono. Con il suo "Tone Bender" Paul McCartney incise il "Fuzz Bass" di Think for Yourself, George Harrison lo usò in Taxman e anche altre canzoni come Revolution, She Said She Said e Tomorrow Never Knows devono il loro caratteristico suono di chitarra al pedale "Tone Bender" di Gary Stewart Hurst.
Commenti
Posta un commento