Trent'anni senza John ...
L'8 dicembre del 1980, esattamente trent'anni fa, veniva ucciso John Lennon. Quella fredda notte di dicembre Mark David Chapman attendeva la popstar davanti l'ingresso del suo appartamento, al Dakota Building di New York, fulminandolo con cinque colpi di pistola. Solo poche ore prima Chapman si era fatto autografare l'ultimo album di John, "Double Fantasy", e si era fatto fotografare insieme a quello che era il suo idolo...
Colpito alle 22.50, John spirava alle 23.09, durante la disperata corsa verso l'ospedale, dopo essere riuscito a dire pochissime parole. Se ne andava così l'idolo di una generazione e il personaggio che, insieme a Paul McCartney, più ha contribuito a cambiare la storia del pop-rock.
A lungo si e' parlato, per la sua morte, di un complotto ordito dalla Cia, ma a distanza di trent'anni restano soltanto due certezze: che Lennon non c'e' piu' e che il suo assassino e' ancora chiuso in una prigione americana. E c'e' sempre quella fotografia che lo ritrae in compagnia del suo assassino. E' intento a firmare un autografo con dedica su una copia dell'ultimo disco 'Double Fantasy'. Quattro ore piu' tardi fa ritorno nella casa di Manhattan in cui vive assieme a Yoko Ono e Chapman e' li' che lo aspetta. Ha con se' una pistola, oltre che all'lp firmato e a una copia del libro di Salinger 'The catcher in the rye'. Gli urla una frase, senza dargli del tu: "Ehi mister Lennon, lei sta entrando nella storia!".
Dopo aver sparato a Lennon, nella sua mente malata colpevole di aver tradito gli ideali della sua generazione, Chapman si mise tranquillamente a leggere in attesa che arrivasse la polizia ad arrestarlo. Accusato di omicidio di secondo grado, del quale si dichiarò colpevole, venne condannato a un ergastolo con una pena supplementare di vent'anni. Da allora ha presentato sei domande di libertà vigilata per lui, tutte puntualmente respinte. D'altro canto lui non ha ucciso solo un uomo, ma ha ucciso un mito, il sogno di milioni di persone.
A lungo si e' parlato, per la sua morte, di un complotto ordito dalla Cia, ma a distanza di trent'anni restano soltanto due certezze: che Lennon non c'e' piu' e che il suo assassino e' ancora chiuso in una prigione americana. E c'e' sempre quella fotografia che lo ritrae in compagnia del suo assassino. E' intento a firmare un autografo con dedica su una copia dell'ultimo disco 'Double Fantasy'. Quattro ore piu' tardi fa ritorno nella casa di Manhattan in cui vive assieme a Yoko Ono e Chapman e' li' che lo aspetta. Ha con se' una pistola, oltre che all'lp firmato e a una copia del libro di Salinger 'The catcher in the rye'. Gli urla una frase, senza dargli del tu: "Ehi mister Lennon, lei sta entrando nella storia!".
Dopo aver sparato a Lennon, nella sua mente malata colpevole di aver tradito gli ideali della sua generazione, Chapman si mise tranquillamente a leggere in attesa che arrivasse la polizia ad arrestarlo. Accusato di omicidio di secondo grado, del quale si dichiarò colpevole, venne condannato a un ergastolo con una pena supplementare di vent'anni. Da allora ha presentato sei domande di libertà vigilata per lui, tutte puntualmente respinte. D'altro canto lui non ha ucciso solo un uomo, ma ha ucciso un mito, il sogno di milioni di persone.
Con la sua morte se ne andava per sempre il sogno di rivedere insieme i Beatles...ed è triste pensare che ha trovato la morte proprio nella città che lui amava così tanto! John diceva spesso che se fosse vissuto duemila anni prima avrebbe vissuto nella Roma Imperiale "New York è la Roma Imperiale del nostro tempo, per questo vivo qui".
Ricordo perfettamente quando mi dettero la notizia della sua morte, lo seppi a scuola la mattina dopo. Fu come ricevere una coltellata...non ci potevo credere...piansi per giorni tutte le mie lacrime e ancora adesso mi succede a pensarci, era morto un Beatle, avevo perso un amico..
Durante la veglia in sua memoria a Central Park, una settimana dopo l'8 dicembre di 30 anni fa, a poche decine di metri dal marciapiede dove stramazzò, migliaia di uomini e donne piansero la fine di un sogno, perchè in fondo di questo si trattava. Si comprese in quei giorni che qualcosa era finito e i contorni del futuro apparivano più sfocati. C'era rabbia, si toccava con mano, e c'era tutto l'amore che il mondo restituisce ai benefattori quando questi ci lasciano. Lennon non era un santo, non lo fu mai, tutt'altro ma un benefattore a suo modo lo è stato. Un uomo come tanti altri, con tanti limiti e la genialità assoluta delle sue canzoni. Se John fosse tornato nel Regno Unito...forse sarebbe ancora vivo, quanti se ...quanti ma vengono alla mente, ma con i se e con i ma...si dice..non si fa la storia.La storia l'ha fatta lui con i Bealtes e le sue canzoni...come "Help", "Norvegian wood", "Straberry Fields Forever", "Julia", "Come Togheter", "I'm only sleeping", "Tomorrow never Knows", "In my Life", "A Day in the Life", "Nowhere Man", "Girl", "And your Bird can Sing", "I want to Tell You", "Happiness is a Warm Gun", "Yer Blues", "Rain", "Sexy Sade", "Two of Us", "Revolution", "Accross the Universe", "Real Love", "How", "God", "Mother", "Woman", "Mind Games", "Jealous Guy", "Imagine".
E sono poche quelle che ho citato ..canzoni che sono state la gioia e la felicità di milioni di uomini e donne ..fan dei Beatles e di John che gli devono qualcosa..gli devono soprattutto ciò che lui ha insegnato a tutti..e cioè che nella vita "all we need is love".
"E' un triste paradosso pensare a quanto John Lennon amava questa città, e al fatto che è stato qui che è stato ucciso", ha detto Ono. A conferma di quanto detto dalla vedova le parole raccolte dal cantautore in una delle sue interviste: "Se fossi vissuto duemila anni fa avrei scelto di abitare nella Roma imperiale. New York è la Roma del nostro tempo, per questo vivo qui".ZzZZZ
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