1974: John, Paul e il «lost weekend». L’ultima canzone assieme

La vita di John Lennon dopo i Beatles: New York, il matrimonio con Yoko Ono, il secondo figlio Sean, la lontananza da Paul McCartney. Un cammino coerente lungo dieci anni ma interrotto da una deviazione di 18 mesi, tra il 1973 e il 1975, trascorsi soprattutto in California, con la segretaria-compagna May Pang, il primo figlio Julian e una schiera di amici, compagni di sbronze emusicisti tra i quali, inatteso, Paul McCartney. Il primo aprile 1974 John e Paul per l’ultima volta vennero fotografati assieme. Per l’ultima volta suonarono, assieme.

Questa è la storia del «lost weekend» di John Lennon, come lui stesso lo definì più tardi, tornato tra le braccia di Yoko Ono: una citazione del film di Billy Wilder «Giorni Perduti» per evocare la discesa negli abissi dell’alcolismo e della perdita di sè. In effetti in quei giorni John Lennon beveva molti Brandy Alexander in compagnia di Ringo Starr, del batterista degli Who Keith Moon e di Harry Nilsson, il cantante di Everybody's Talkin' (colonna sonora di «Un Uomo da Marciapiede»). Una sera, al Troubadour Club di Los Angeles, Lennon e Nilsson scolarono troppi cocktail finendo col disturbare lo show degli Smothers Brothers e furono buttati fuori, sotto gli occhi di Paul Newman, sua moglie Joanne Woodward e Pam Grier (futura protagonista, oltre vent’anni dopo, in «Jackie Brown» di Tarantino).

Oltre all’alcol, nel «lost weekend» c’era molta droga. Cocaina. Ma ce n’era stata anche prima, e ce ne sarebbe stata ancora dopo. A Lennon tornò utile, poi, parlare di sbandamento e di parentesi, e avvertì May Pang che quella sarebbe stata la versione ufficiale della loro storia. Ma l’altra vita di Los Angeles, tra il 1973 e il 1975, gli riservò anche molte sorprese positive: il successo di Mind Games e poi di Wall and Bridges, primo album a tornare in testa alla classifica americana; il recupero del rapporto con Julian, primogenito che allora aveva 10 anni e che Lennon non vedeva da quattro. «John gli insegnò a suonare la chitarra, Julian passò molto tempo con noi», ha scritto May Pang nel libro Instamatic Karma; fu un periodo di fertilità artistica che portò Lennon a produrre il disco di Harry Nilsson Pussycats, a incidere le prime versioni di classici come Stand By Me che sarebbero poi finiti nell’album Rock’n’Roll, e a collaborare con David Bowie per l’album Young Americans, con la canzone Fame di nuovo al numero uno. Il «lost weekend», soprattutto, vide riunita per un’unica volta la coppia Lennon-McCartney.

Giovedì 28 marzo 1974, ai Burbank Studios di Los Angeles, cominciano le registrazioni dell’album di Harry Nilsson. Oltre a John Lennon ci sono il grande Stevie Wonder, May Pang, Bobby Keys e Ed Freeman. Paul McCartney è a Los Angeles per le prove del tour della sua nuova band, gli Wings. Ma sui giornali si insinua che abbia scelto L.A. non a caso, tutti sanno che anche John Lennon è in California. E l’incontro, atteso dal giorno della fine dei Beatles, avviene davvero. Paul e Linda bussano alla porta dei Burbank Studios. «Ci fu un grande gelo nella stanza quando McCartney entrò — scrive Christopher Sandford nella biografia "McCartney" —. Tutti rimasero in silenzio finché Lennon disse "Il valente Paul McCartney, presumo". McCartney rispose: "Sir Jasper Lennon, suppongo" (citazione di una vecchia scenetta beatlesiana in tv, ndr). McCartney tese la mano, Lennon la strinse, e il clima era piacevole ma trattenuto, cordiale ma non particolarmente caldo, almeno all’inizio». Alla fine della giornata John invita Paul e Linda a tornare domenica per un’altra jam session, questa volta nella villa di Santa Monica affittata con May Pang, e dove hanno soggiornato il fondatore della Mgm, Louis Meyer, l’attore Peter Lawford con la moglie Patricia Kennedy, e Jfk con Marilyn Monroe.

Domenica sera, 31 marzo, Paul e Linda si presentano a Santa Monica. John ha fatto portare la strumentazione dello studio nella villa sulla spiaggia, e comincia una lunga improvvisazione. John canta e suona la chitarra, Paul si siede alla batteria di Ringo e prova anche— come ai bei tempi— a incrociare le voci con John. Si cerca di trovare una canzone che tutti conoscano. Dopo molte esitazioni Paul suggerisce Little Bitty Pretty One, una hit del 1957, ma a John non dice granché. Alla fine si rompono gli indugi con Lucille, di Little Richard, e la band improvvisata cerca di prendere il volo. Poi cominciano Midnight, degli Shadows, ma Lennon si stufa presto. «Forza, facciamo qualcosa! Fatemi accordare, datemi un Mi, o almeno un po’ di coca...». Tra un tentativo e l’altro di produrre una versione decente di Stand By Me, e le lamentele di John contro i tecnici del suono che non sono in grado di fornirgli un suono equilibrato in cuffia, la notte trascorre nervosamente. Paul e Linda tornano a dormire in albergo ma si riaffacceranno alla villa ancora il giorno dopo, nella tarda mattinata.

Secondo la minuziosa ricostruzione di Keith Badman nel libro «The Beatles After the Breakup», mentre John sta ancora dormendo Paul si mette al pianoforte e suona canzoni dei Beatles accompagnato da Ringo e Nilsson. Verso le tre del pomeriggio Lennon li raggiunge, il gruppo continua a suonare e poi a chiacchierare sul bordo della piscina, più rilassati rispetto alle sere precedenti. È in questo momento che Dougal Butler, assistente di Keith Moon, scatta la foto dei due amici.



Dell’incontro, oltre a questa immagine, resta una registrazione pubblicata come bootleg dall’etichetta lussemburghese Mistral nel 1992: «A Toot and a Snore in ’74» è un documento rimasto a lungo introvabile, ora ascoltabile — solo per fan acritici— su YouTube. Un primo, imbarazzato passo verso la riconciliazione, rimasto l’unico.
Da altrimondi.gazzetta.it

Commenti

  1. Si sà poco di questo periodo... sono i dettagli che rendono più interessanti le notizie;
    anche la foto è una bella testimonianza!
    Grazie!

    Mary

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  2. fantastici.....si vedono dopo anni di ostilità e canzoni uno contro l'altro e cosa fanno...citano una scenetta beatlesiana come se si fossero visti due minuti prima...erano anime gemelle eheh

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