1 gennaio 1962: La Decca snobba i Beatles.
Il primo gennaio di 50 anni fa a Londra, presso gli studi della Decca i Beatles registrarono quindici brani. Dopo di loro registrarono Brian Poole and the Tremeloes alla presenza di Mark Smith rappresentante dell'ufficio artistico della Decca. Circa un mesetto dopo quella registrazione, Dick Rowe (resp.artistico 45 giri) e Sidney Arthur Beecher-Stevens (direttore commerciale), dissero a Brian Epstein "I beatles non sfonderanno signor Epstein" e misero sotto contratto Brian Poole.
Così racconta Mark Lewisohn, l'errore più madornale della storia della musica, nel libro "The Beatles Chronology":
"Alle undici di mattina di lunedì primo gennaio 1962, un freddo e gelido Capodanno, John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Pete Best sedevano nella reception dei Decca Studios a West Hampstead, nella zona nord di Londra, e aspettavano la convocazione che li avrebbe portati verso il successo. Mentre Brian Epstein era giunto in treno e aveva trascorso la notte da una zia, i quattro Beatles avevano affrontato un viaggio disagevole di dieci ore, stipati in un furgone già pieno delle loro attrezzature, alle prese con una violente bufera di neve a causa delle quale il road manager, Neil Aspinall, si era perso nei pressi di Wolverhampton.
Mike Smith, il rappresentante dell'ufficio artistico che aveva visto i Beatles al Cavern Club il 13 dicembre 1961 e avrebbe supervisionato l'audizione, era in ritardo, a causa dei festeggiamenti della notte di Capodanno. I Beatles erano agitati ed Epstein, arrabbiato, considerava il ritardo di Smith come una mancanza di rispetto verso di loro. Alla fine Smith arrivò e condusse i quattro estrosi giovani di Liverpool nello studio. Si pose subito un problema: Smith rimase stupefatto dallo stato degli amplificatori dei Beatles - malconci e ammaccati, reduci da più di 300 dure esibizioni in feste da ballo nel Merseyside e lunghe notti amburghesi - e insistette affinchè i quattro utilizzassero le apparecchiature dello studio, a loro sconosciute. Alla fine, quando furono tutti pronti, si accese una luce rossa ed ebbe inizio la seduta. Con così tanto in gioco i Beatles si sentivano a disagio e frenati ma procedettero con determinazione registrando 15 canzoni, scelte con cura da Epstein, che ne mettevano in evidenza la versatilità. Terminata la seduta, Smith li fece uscire dallo studio in tutta fretta perchè era in ritardo per una seconda audizione: doveva ascoltare Brian Poole e i Tremeloes, un complesso proveniente da Barking, nell'Essex. Smith parve soddisfatto dei Beatles e sembrò che per loro si aprissero buone possibilità di approdare a un contratto discografico. Tornarono a Liverpool e rimasero in attesa di buone notizie.In quella prima settimana dell'anno l'orizzonte dei Beatles si presentava decisamente brillante. Il 4 gennaio, tre giorni dopo l'audizione alla Decca, Mersey Beat pubblicò il risultato del suo primo referendum sul gruppo più popolare. I Beatles furono chiaramente i vincitori, davanti a Gerry and the Pacemakers, Remo Four, Rory Storm and the Hurricanes e Johnny Sandon and the Serachers. Il giorno seguente, venerdì 5 gennaio, la Plydor distribuì ufficialmente in Gran Bretagna il 45 giri di Tony Sheridan and the Beatles (ora chiamati in modo corretto) My Bonnie, una mossa suggerita da Epstein. La probabilità che entrasse in classifica era remota, come ben comprendeva lo stesso Epstein, ma il prestigio ricavato dalla pubblicazione di un disco in Grand Bretagna era considerevole: i Beatles inclusero il brano in repertorio, con John come voce solista, mentre Epstein aggiunse ai poster, alle locandine e agli annunci di serate da ballo frasi come: "Artisti della Plydor" o "Ascoltate il nuovo disco dei Beatles".
Alla fine di gennaio, dopo un solo mese sotto la direzione di Epstein (anzi, ufficialmente era una settimana), i Beatles avevano un contratto decente ed equo con il loro manager, un disco nei negozi, un possibile contratto in vista con la potente organizzazione Decca, un'audizione alla radio BBC fissata per il 12 febbraio; e ancora, un ingaggio ad Amburgo per la primavera, molto più favorevole dei precedenti, soldi in tasca e una lista di nuovi e migliori locali in cui suonare. Smisero di frequentare la maggior parte dei locali in cui si erano esibiti nel 1961: Epstein non li trovava adatti al suo complesso. Cambiò anche il modo di fare dei Beatles, vennero meno le loro infantili stramberie sul palcoscenico e la reputazione di scarsa puntualità. E cessarono anche le loro esibizioni improvvisate, sostituite da spettacoli in uno o due tempi, definiti e preparati in anticipo, mai oltre i 60 minuti.
Ma forse la trasformazione più significativa stava dentro ai sacchetti di carta marrone portati da ciascun componente del complesso al Playhouse Theatre di Manchester, mercoledì 7 marzo, poco prima di provare e quindi registrare l'esordio radiofonico per la BBC. All'interno di ogni sacchetto c'era un abito da 40 sterline in tweed grigio, nuovo fiammante, con risvolti sottilissimi e cravatta in tinta. Erano stati fatti su misura dal famoso sarto Deno Dorn, in Grance Road West a Birkenhead; i Beatles li avevano provati il 29 gennaio, lasciando 3 sterline di deposito. Da quel preciso momento, cessò per sempre il disordinato abbigliamento di scena dei Beatles, fatto di indumenti di pelle nera o jeans e scarpe da ginnastica. Epstein ricordava continuamente ai quattro che se volevano realmente il successo dovevano avere un aspetto professionale ed essere presentabili. I quattro fecero resistenza solo per un po' prima di piegarsi alla logica delle argomentazioni di Epstein. Avevano goduto del loro particolare modo di essere per due anni, rimanendo però sconosciuti al di fuori di Liverpool e Amburgo. Se indossare vestiti completi dava loro la possibilità di raggiungere il successo nazionale, avrebbero fatto anche quello.
Ma era comunque troppo tardi per prevenire l'inaspettato: il rifiuto della Decca, di cui giunse notizia all'inizio di febbraio. Il fallimento provocò disillusione nei Beatles ma per Epstein fu un autentico dolore. La conquista di un contratto discografico era l'ingrediente essenziale del suo piano di formalità. Mike Smith aveva visto il complesso in due occasioni ed entrambe le volte ne era rimasto entusiasta. Le ragioni che venivano ora avanzate, che il loro sound era troppo simile a quello degli Shadows e che i "gruppi chitarristici stanno passando di moda, erano pura follia."
Epstein giurò di andare in fondo alla faccenda e si recò a Londra per incontrare Dick Rowe (responsabile artistico dei 45 giri) e Sidney Arthur Beecher-Stevens (direttore commerciale) al quartier generale della Decca sul Lungotamigi. Ma di dirigenti non si smossero e, gentili ma fermi, gli dissero: "I Beatles non sfonderanno, signor Epstein. Sappiamo come vanno queste cose. Lei ha un negozio di dischi ben avviato a Liverpool: perchè non si concentra su quello?". Epstein perse la calma e, rosso in viso, sbottò: "Dovete essere fuori di testa! Questi ragazzi sono delle bombe. Sono assolutamente sicuro che un giorno saranno più famosi di Elvis Presley!". Gli importanti uomini della Decca abbozzarono un sorriso; sentivano ogni giorno discorsi di quel genere, pronunciati da tutti i manager di tutte le aspiranti pop star del mondo.
Epstein però aveva messo un piede all'interno della Decca e non voleva ritirarlo, lasciando che la porta si chiudesse. Pensò che avrebbe potuto offrirsi di comperare 3 000 copie di ogni 45 giri dei Beatles pubblicato dalla società ma poi cambiò idea. Il giorno successivo si incontrò anche con Tony Meehan, già batterista degli Shadows e ora produttore indipendente, con l'idea di pagare 100 sterline per il noleggio di uno studio di registrazione e di far produrre a Meehan un 45 giri. Ma, secondo il racconto dello stesso Epstein, Meehan lo fece aspettare e quando gli diede udienza fu sprezzante verso i Beatles, considerandoli l'ennesimo gruppo senza speranze che gli avrebbe solo fatto sprecare tempo prezioso. Epstein indignato rinunciò e ruppe l'ultimo legame dei Beatles con la Decca con una lettera datata 10 febbraio."
Ma era comunque troppo tardi per prevenire l'inaspettato: il rifiuto della Decca, di cui giunse notizia all'inizio di febbraio. Il fallimento provocò disillusione nei Beatles ma per Epstein fu un autentico dolore. La conquista di un contratto discografico era l'ingrediente essenziale del suo piano di formalità. Mike Smith aveva visto il complesso in due occasioni ed entrambe le volte ne era rimasto entusiasta. Le ragioni che venivano ora avanzate, che il loro sound era troppo simile a quello degli Shadows e che i "gruppi chitarristici stanno passando di moda, erano pura follia."
Epstein giurò di andare in fondo alla faccenda e si recò a Londra per incontrare Dick Rowe (responsabile artistico dei 45 giri) e Sidney Arthur Beecher-Stevens (direttore commerciale) al quartier generale della Decca sul Lungotamigi. Ma di dirigenti non si smossero e, gentili ma fermi, gli dissero: "I Beatles non sfonderanno, signor Epstein. Sappiamo come vanno queste cose. Lei ha un negozio di dischi ben avviato a Liverpool: perchè non si concentra su quello?". Epstein perse la calma e, rosso in viso, sbottò: "Dovete essere fuori di testa! Questi ragazzi sono delle bombe. Sono assolutamente sicuro che un giorno saranno più famosi di Elvis Presley!". Gli importanti uomini della Decca abbozzarono un sorriso; sentivano ogni giorno discorsi di quel genere, pronunciati da tutti i manager di tutte le aspiranti pop star del mondo.
Epstein però aveva messo un piede all'interno della Decca e non voleva ritirarlo, lasciando che la porta si chiudesse. Pensò che avrebbe potuto offrirsi di comperare 3 000 copie di ogni 45 giri dei Beatles pubblicato dalla società ma poi cambiò idea. Il giorno successivo si incontrò anche con Tony Meehan, già batterista degli Shadows e ora produttore indipendente, con l'idea di pagare 100 sterline per il noleggio di uno studio di registrazione e di far produrre a Meehan un 45 giri. Ma, secondo il racconto dello stesso Epstein, Meehan lo fece aspettare e quando gli diede udienza fu sprezzante verso i Beatles, considerandoli l'ennesimo gruppo senza speranze che gli avrebbe solo fatto sprecare tempo prezioso. Epstein indignato rinunciò e ruppe l'ultimo legame dei Beatles con la Decca con una lettera datata 10 febbraio."
Sappiamo tutti come andò dopo...Il resto è storia..
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