All’asta l’audizione (stroncata) dei Beatles
Può un produttore discografico, nella Londra dei primi anni ‘60, ascoltare Paul McCartney, John Lennon, George Harrison e Pete Best (cui sarebbe subentrato, alla batteria, Ringo Starr) e tuonare contrariato che «i gruppi con le chitarre sono al tramonto», chiudendo ai quattro di Liverpool la porta sul muso e lasciando che a ripescarli, a capirli, infine ingaggiali, fossero i dirigenti di un’altra etichetta, la Emi?
Risposta esatta: può.
E hai voglia, poi, a tentare di correggere il tiro – lo stesso produttore, Dick Rowe, provinò anche i Rolling Stones e la spuntò mettendoli a contratto, proprio loro, gli scomodi dirimpettai del gruppo britpop nascente col nome di “Silver Beatles” – quando la Fabs-frittata è fatta: quel tuo errore di valutazione ti costerà nottetempo la nomea di chi ha compiuto lo sbaglio più grosso, più grossolano, della storia della musica contemporanea.
Al suo interno, oltre a dieci delle quindici canzoni suonate dai Beatles nel giorno dello “sbarramento”, ci sono una tracklist scritta a mano e un bianconero dei quattro. E la cifra che si spera di tagliare (assieme alla vendita di una chitarra suonata da Jimi Hendrix in un live californiano del 1967) spazia fra i 192.500 e i 288.700 dollari.
Cantavano Lennon e McCartney in She’s Leaving Home: “Fun is the only thing money can’t buy”.
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