L’Inferno di Dante in versione Beatles.
di Andrea Bressa
Sono oltre duecento le versioni in inglese del capolavoro dantesco, ma questa spicca per originalità, con parole e frasi prese dai testi dei Beatles, degli Stones, di Bob Dylan, ma anche T.S. Eliot o Sylvia Plath, in un affascinante gioco di relazioni intertestuali. Si tratta dell’Inferno riproposto da Mary Jo Bang (Graywolf Press), poetessa statunitense, in una traduzione frutto di ben sei anni di duro lavoro.
Ogni traduzione in qualche modo è una modernizzazione (vedi Ulisse di Joyce). Si cambiano i vocaboli, la sintassi, le immagini, cercando di rendere l’opera più vicina possibile al lettore contemporaneo, senza ovviamente snaturarne l’essenza. E se c’è chi storce il naso di fronte a tentativi più o meno azzardati, allora chissà che shock una volta letto il lavoro della Bang.
La poetessa ha infatti ricostruito l’Inferno di Dante prendendo in prestito frasi, immagini e personaggi della nostra cultura contemporanea.
Per esempio, ecco al X Canto, quello degli eretici puniti nella città di Dite:
Quando sarai dinanzi al dolce raggio
di quella il cui bell’occhio tutto vede,
da lei saprai di tua vita il viaggio.
Jo Bang l’ha resa così:
When you reach the insightful and luminous
Sweet Beatrice, she’ll tell you
where the long and winding road is meant to take you
Notato qualcosa di strano? The long and winding road è il titolo di una canzone dei Beatles. E nell’Inferno della poetessa americana di “sacrilegi” del genere ce ne sono a decine, come un Virgilio che parla con le parole di Bob Dylan, o Minosse che usa un brano di Hotel California degli Eagles.
Ma il ritocco è anche sul fronte personaggi, come nel caso del goloso Ciacco, nel VI Canto, impersonato addirittura da Cartman, uno dei protagonisti di South Park. Così anche per i Malebranche, i diavoli presenti nella quinta bolgia dell’ottavo cerchio, impegnati a controllare che i fraudolenti non escano dalla pece bollente, si sono trovati dei sostituti nella realtà contemporanea, come Gheddafi e Donald Rumsfield.
In un certo senso Mary Jo Bang non ha snaturato il lavoro di Dante (e qui rischiamo davvero un coro di insulti). Come il sommo poeta anche lei ha pescato nei propri riferimenti culturali, quelli di una donna che ha vissuto l’America degli anni Sessanta, e li ha inseriti nell’aldilà secondo un gioco di analogie molto curioso e divertente.
Mary Jo Bang, che ha già all’attivo tre libri di poesie (il più famoso Elegy edito da Graywolf Press) inediti in Italia, ha in cantiere un nuovo poema e il suo primo romanzo. Ma pare che con Dante non abbia ancora finito:“Sono affascinata dal Purgatorio”, ha detto, “C’è chi lo considera il più bello dei tre libri della Commedia”.
Inferno, Dante Alighieri – traduzione di Mary Jo Bang (Graywolf Press)
Elegy, Mary Jo Bang (Graywolf Press)
Elegy, Mary Jo Bang (Graywolf Press)
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