Brian Epstein..l'uomo che costruì il mito dei Beatles..


Se Brian Epstein fosse stato vivo oggi avrebbe compiuto 76 anni.
Nato a Liverpool il 19 settembre 1934 Epstein fu determinante per il successo iniziale dei Beatles..e questo benché non avesse una precedente esperienza come agente di gruppi.
Quando vide per la prima volta i Beatles, questi indossavano blue-jeans e giubotti di pelle, esibendosi in turbolenti concerti rock'n'roll. Egli li incoraggiò a cambiare stile nel vestire e a rendere le loro esibizioni meno ruvide, e così giacca e cravatta divennero la loro divisa al posto dei giacconi di pelle. Inoltre li convinse a non fumare né a mangiare durante i concerti, e li persuase a sfoggiare il famoso inchino alla fine dell'esibizione.
Dopo che i Beatles vennero rifiutati dalle maggiori etichette europee e statunitensi, compresa la Columbia Records, la Pye Records, la Philips Records, la Oriole Records e la Decca Records, Epstein riuscì a stipulare un contratto con la Parlophone, una piccola casa di produzione legata alla EMI. Epstein visitò la locale HMV per far incidere ai Beatles un demo. Un tecnico dell'HMV, Jim Foy, rimase impressionato positivamente dalla registrazione e mandò Epstein da George Martin, un dirigente della Parlophone. Martin accettò di sentire il gruppo di Liverpool e programmò un'audizione il cui risultato fu ritenuto positivo, anche se Martin pose una condizione: Pete Best, considerato non all'altezza degli altri tre, avrebbe dovuto essere sostituito con un altro batterista. In una successiva riunione, anche Paul McCartney e George Harrison convennero con Epstein di allontanare Best. Il suo posto fu preso da Ringo Starr, e così Brian diventò uno dei principali promotori del successo del gruppo trasformandosi da manager di un gruppo di provincia a uno dei più potenti imprenditori del mercato musicale. Professionalmente, oltre a curare i Beatles, Epstein cercò di gestire con successo Gerry and the Pacemakers, Billy J. Kramer & the Dakotas, The Fourmost, Cilla Black e molti altri artisti.

Nei successivi anni, il rapporto con la band mutò riflettendo il cambiamento del gruppo. La decisione dei quattro musicisti nel 1966 di cessare le esibizioni live fece temere a Epstein che non avrebbero rinnovato il contratto di management in scadenza nell'ottobre 1967. La cosa era del resto molto probabile, in quanto Epstein era stato sicuramente determinante per il lancio dei Beatles, ma in seguito si era rivelato uno scadente negoziatore e un improvvisato imprenditore. Di fatto, l'unico vero affare lo aveva concluso personalmente proprio con loro, avendo negoziato per sé stesso ben il 25 per cento dei loro compensi. Diversamente andarono le cose quando si trovò a gestire gli interessi del gruppo. Si rivelò disastroso sia nella gestione delle tournée (troppe date e con scarsi ritorni economici, i concerti americani furono quasi tutti in perdita) che in quella dei gadget (per l'utilizzo del nome "Beatles" accettò un esiguo 10 per cento per il gruppo contro il 90 per cento a favore della Stramsact e della consorziata americana Seltaeb, due società che si occupavano del merchandising). Gli stessi Beatles percepivano pochissimo sulla vendita di ogni loro singolo disco. Assai poco lungimiranti, inoltre, gli accordi per la costituzione della Northern Songs, a cui appartenevano le canzoni di Lennon e McCartney. E tuttavia, l'efficienza e le doti organizzative furono riconosciute e rimpiante appena dopo la sua scomparsa. Nel caos della produzione di Magical Mystery Tour, Neil Aspinall ebbe a dire: «Quando Brian era vivo, non c’era mai da preoccuparsi. Bastava chiedere quindici automobili e venti stanze d’albergo e tutto era pronto.»

Benché l'informazione fosse stata tenuta strettamente riservata prima della sua morte, Epstein era omosessuale. Nei suoi contatti coi Beatles era in particolare attratto dalla rudezza di Lennon[16], del quale si era innamorato. Nacquero dei pettegolezzi sul fatto che durante una vacanza di quattro giorni in Spagna nel 1963 ci fossero stati dei rapporti sessuali fra i due, fatto che Lennon negò sempre, anche se spesso in modo ambiguo.
Nell'ottobre 1964, dapprima nel Regno Unito e poi negli Stati Uniti d'America, fu pubblicata A Cellarful of Noise, l'autobiografia di Epstein scritta insieme a Derek Taylor, che era l'assistente di Epstein quell'anno e successivamente addetto stampa dei Beatles dal 1968 al 1970. Lennon, che era sempre crudelmente sarcastico con Epstein, lo derise affermando che la biografia avrebbe dovuto intitolarsi "A Cellarful of Boys" ("Una Collezione di Ragazzi"). L'omosessualità, e soprattutto il tormento di doverla mascherare, furono in larga misura responsabili della sua insicurezza e del suo carattere instabile, fatto di scatti umorali che alternavano reazioni calorose e successivi atteggiamenti gelidi, accessi d'ira incontrollati e repentini pentimenti.
A seguito della decisione dei Beatles di produrre la loro musica soltanto in studio evitando esibizioni live, la consapevolezza di non avere più un ruolo attivo e utile, insieme alla preoccupazione di mantenere nascosti i propri orientamenti sessuali, lo fece cadere in una spirale di depressione e assuefazione alla droga.

Epstein, consumatore abituale di psicofarmaci, fu trovato morto il 27 agosto 1967, nel weekend in cui i Beatles erano in Galles per incontrare il guru indiano Maharishi Mahesh Yogi. Cominciò a serpeggiare la tesi del suicidio, smentita però dalle condizioni del ritrovamento e dall'inchiesta ufficiale secondo la quale la morte del manager fu causata da un'overdose di Carbatrol, forse mischiato con alcool. Più tardi si diffuse anche la voce sinistra e inquietante che si fosse trattato di un omicidio "a contratto" in seguito al fallimento della Seltaeb. Tale ipotesi si basava fra l'altro su misteriose telefonate anticipatrici degli eventi e sul suicidio fortemente sospetto di un ex legale della Seltaeb, ma non venne mai provata dalle autorità investigative e giudiziarie

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