5 agosto 1966:esce l'album "Revolver"
5 agosto 1966: il primo album dei Beatles con elementi di rock psichedelico fa il suo esordio.
Secondo alcuni critici è il disco più bello da loro prodotto. In esso gli arrangiamenti orchestrali di George Martin e la sperimentazione sonora giocano un ruolo di grande rilievo. La classifica dei 500 migliori album di tutti i tempi stilata dalla rivista Rolling Stone colloca Revolver al terzo posto.
Al momento di battezzare l'album, il titolo Abracadabra trovò l'approvazione di tutti ma si scoprì che esisteva già un disco con quel nome. Vennero allora via via proposti Pendulums, Fat Man and Bobby, After Geography (in risposta ad Aftermath dei Rolling Stones), Rock’n’roll Hits of ’66, Beatles on Safari, Magic Circle e Four Sides of the Circle, ma tutti senza successo. Ringo ricorda che fu Paul ad avere il lampo di genio, e la soluzione Revolver vide tutti concordi ed entusiasti.
La copertina, opera dell'amico dai tempi di Amburgo Klaus Voormann, è il primo esempio di arte beatlesiana, ed è segno evidente di un passo ulteriore verso la folle psichedelia di "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band".
Sebbene la creazione di nuovi brani fosse, almeno nelle linee portanti, sempre meno il frutto di un impegno corale e sempre di più il risultato di una ricerca individuale, si era ancora lontani dal quel progressivo deterioramento dei rapporti personali che avrebbe portato quattro anni dopo all’implosione del gruppo, e i Beatles costituivano una formazione affiatata, avviata a raggiungere le vette artistiche del biennio ’66-’67. E tuttavia la loro maturazione personale e artistica li vedeva incamminati per sentieri diversi anche se complementari. Paul McCartney si era tuffato alla scoperta della musica classica e nello sperimentalismo; George Harrison viaggiava verso il misticismo favorito dall’immersione nella filosofia indiana; John Lennon era concentrato nell’esplorazione e l’espansione dei propri spazi interiori indotte dall’uso dell’acido lisergico; e Ringo Starr – il meno coinvolto in questa ricerca di nuovi percorsi culturali ed esistenziali – fungeva da essenziale trait d’union per controbilanciare eventuali forze centrifughe.
Si può ben dire che Revolver nasce dall’intreccio di questi filoni e la traccia finale, Tomorrow Never Knows, ne è la sintesi più felice ed eloquente.
Come ebbe a dire il tecnico di studio Geoff Emerick – che giocò una parte rilevante nelle sonorità dell'album – «Dal giorno in cui uscì, Revolver cambiò per tutti il modo in cui si facevano i dischi. Nessuno aveva mai udito niente di simile.»
Auguri "Revolver"...e mi sembra doveroso rendergli omaggio con un video..quello del brano che amo di più in assoluto di quest'album..."Here there and everywhere"....
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